mercoledì 27 settembre 2017

Autonomia

Con il recente scandalo sui concorsi truccati si è riaperto il dibattito sullo stato di salute delle Università. Che si potessero truccare i concorsi con il nuovo e costoso sistema poliziesco di reclutamento dei ricercatori e professori universitari vi sembrerà impossibile. Ma, com'è universalmente noto, fatta la legge, trovato l’inganno.

Anche seguendo tutti i crismi bibliometrici della valutazione semiautomatica, come abbiamo recentemente denunciato pubblicamente con la Lettera di Protesta sull'ASN, non si ottengono risultati migliori! Se non si ritiene accettabile che sia una intelligenza artificiale a decretare quali sono i nostri più validi professori e ricercatori, mediante una valutazione totalmente governata da algoritmi e quindi incorruttibile, bisogna rassegnarsi a mettere nelle mani di "onesti intellettuali" le nostre Università. Questo è quanto si dovrebbe fare in un paese civile. E non era affatto imprevedibile che la questione culturale fosse il vero problema. Non vi è altra strada se non quella di rendere civile questo paese, coltivando etica e cultura, senso civico e rispetto degli altri oltre le Leggi.

 Come giustamente afferma Andrea Ichino nell'articolo Legare i fondi alla reputazione per il Corsera:
"fanno bene i magistrati a perseguire i corrotti, ma non possono essere loro a risolvere il problema" e "aumentare il numero di giudici per controllare meglio i professori sarebbe evidentemente un cattivo uso di risorse scarse. Nei sistemi universitari che funzionano bene, i Dipartimenti sono liberi di assumere o promuovere i professori selezionandoli nel modo che preferiscono; e i giudici non hanno motivo di ingerirsi in queste decisioni."

Sono infatti del tutto convinto che solamente accordando maggiore autonomia alle Università, e quindi ai singoli Dipartimenti, accrescendo la loro responsabilità civile, la loro reputazione e libertà, si possa, forse, selezionarle e distinguerle. Una scelta d'indirizzo del tutto opposta a quella seguita dalla politica universitaria adottata fino ad oggi. Il centralismo regnante non garantisce affatto la buona reputazione dell'Università pubblica; anzi, potrebbe infine risultare una strategia per screditarla!