mercoledì 30 novembre 2016

Referendum 2016

A futura memoria ecco alcune considerazioni sul Referendum costituzionale.

In primis, sulla missiva di Re Giorgio. Il giorno 24 Ottobre 2016, il nostro ultimo ex Presidente della Repubblica già ministro e plurideputato dal 1953, dall'alto dei suoi 91 anni di tribolazioni istituzionali, prende carta e penna per ribadire ancora una volta, con accorata e vibrante insoddisfazione, che "i valori della carta del 1948 e il ruolo delle istituzioni non si difendono con l'immobilismo e con un interminabile serie di tentativi abortiti e di ingannevoli rinvii". Finalmente Basta un SI per dire NO a questi "aborti" e "ingannevoli rinvii" che lui e i suoi compagni di Partito conoscono bene. Un gruppo di studiose e studiosi propone di accordare un Pacato SI al vegliardo, almeno come compassionevole affrancamento dalle catene dello spirito di servizio, se non altro, che si possa arrivare ad un parto istituzionale prima della dipartita. Non era a nessuno prima ben chiaro quanta disperazione si potesse nascondere dietro a questa riforma costituzionale.

In effetti, il 27 Maggio 2016, avendo ascoltato l'intervista al filosofo Massimo avevamo già scoperto quanta sofferenza e frustrazione istituzionale correva nelle vene dei politici che ci hanno proprio "provato a riformare le istituzioni per quarant'anni" ma non ci sono riusciti (sic!). Se per i politici non professionisti "la strada della grande riforma sembra un cimitero pieno di croci" figuriamoci per un politico tutto di un pezzo come Re Giorgio o per i suoi colleghi riformatori per vocazione, che ci hanno provato, come possono pesare questi "fallimenti". Pensiamo a tutti questi politici che hanno sofferto, anche vittime dei "desaparecidos" della sinistra storica come di questi "conservatori esasperati del Pci"; pensiamo a tutti i socialisti e ai democristiani che non sono mai veramente riusciti a scrivere una riforma accettabile.

Infine, Beppe Grillo, a Roma, il 26 Novembre 2016, alla Bocca della Verità ha detto che "la costituzione è stata fatta negli anni 50 quando c’era un laureato ogni centomila persone e il quoziente dell'istruzione era molto basso. Era fatta in modo tale che si potesse capire, ogni articolo era sotto le venti parole così era fruibile da una mente normale. Ora è diventato un supporto di un impianto legislativo incomprensibile". Con questa aperta ammissione d'incompetenza non sembra ipotizzabile che lui o un qualunque "politico M5S" possa far meglio dopo quarant'anni di fallimenti e tenuto conto del livello d'istruzione medio dei nuovi parlamentari a cinque stelle. Inoltre, anche se il livello medio d'istruzione si è alzato, il cittadino medio ha meno spirito di abnegazione, certamente inferiore a quello di Re Giorgio.

In conclusione, non crediamo che questa volta qualcuno abbia scritto una riforma definitiva, tutto è migliorabile "questo è tautologico, per chi crede nella Scienza, ma in Politica quello che è meglio per X è peggio per Y, ed in Democrazia alla fine il quesito si scioglie votando" come affermano gli Scienziati per il SI.  Per altro, anche Romano Prodi, annunciando che voterà SI "per la sua storia personale" ammette che "le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie". Tuttavia hanno provato a scrivere una "riforma perfetta" per quarant'anni ma non ci sono riusciti neanche i Prodi e Valorosi combattenti della Seconda Repubblica: siamo costretti a riconoscere i limiti della nostra classe politica, dall'horror vacui alla negligenza. Se una sconfitta della nostra classe politica è anche una sconfitta per noi singoli cittadini e dell’Italia, lo vedremo solo in una Terza Repubblica.