venerdì 28 novembre 2008

Decreto approvato in Senato con stravolgimenti

Sappiamo che i decreti passano in commissione cultura e spesso ne escono ignoranti  Tra i vari emendamenti introdotti si legge pure un giro di vite per i «baronati» negli atenei. Ecco che qui scatta l'automatismo pseudo-meritocratico senza criteri. Per aver diritto a scatti di anzianità, infatti, bisognerà dimostrare di aver effettuato ricerca scientifica (sic!) Questa intesa come «pubblicazione certificata» da un’apposita Anagrafe Nazionale aggiornata con periodicità annuale dal Ministero. All'anima dell'autonomia! La mancata effettuazione di pubblicazioni, si legge, «comporta la diminuzione della metà dello scatto biennale» e l’esclusione «dalla ripartizione dei fondi Prin».

Che gli scatti biennali destinati a maturare (dal 1 gennaio 2011, recita il testo) siano «disposti previo accertamento da parte dell'autorità accademica della effettuazione nel biennio precedente di pubblicazioni scientifiche» sembra proprio una frase senza senso: non necessariamente l'assenza di una pubblicazione negl'ultimi 2 anni significa che non si stia facendo ricerca e un serio criterio di valutazione si potrebbe anche ben sottoscrivere ma, comunque, vorrei sapere cosa, con questo, ha a che fare il Ministero. 

Se tutti - ma proprio tutti in coro - stiamo salutando l'inizio della fine dei concorsi, come, la fine del valore legale del titolo di studio e l'inizio di una vera autonomia e una sana competizione tra gli Atenei, bisogna stare attenti a prendere questi scivoloni populisti che rimescolano le carte. Che il Ministero si limiti a valutare gli Atenei e a finanziarli secondo il merito (mediante il CIVR, secondo standards europei come CERIF, etc.) e gli Atenei valuteranno i docenti e i ricercatori liberamente e responsabilmente.