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Come operatori dell’Università chiediamo con forza, soprattutto in un momento di difficoltà economica com’è quello attuale, l’introduzione di strumenti di valutazione rigorosi ed efficaci, che premino i risultati e la qualità, sia nella ricerca, che nella formazione, che nel funzionamento dell’Università. Non vi può essere vera autonomia senza risorse, né risorse senza responsabilità, né responsabilità senza una valutazione rigorosa ed efficiente dei risultati, e che sia seguita da scelte pratiche efficaci. In questa direzione sembravano andare le iniziative recentemente avviate a livello nazionale per una classificazione e valutazione di strutture, strumenti e prodotti della Ricerca, anche se gli auspicabili effetti premiali o sanzionatori della valutazione, contrariamente a quanto già avviene in altri paesi europei, sembrano ancora lontani dall’essere percepiti concretamente.
Premesso tutto ciò, il recente Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008 collegato alla finanziaria, a fronte di una situazione economica delle Università già critica, non solo non introduce alcun elemento di sviluppo, ma anzi prospetta gravissimi e indiscriminati tagli strutturali dei finanziamenti, sia per la gestione che per il personale, pur essendo questi già agli ultimi posti in Europa. Tali decurtazioni mettono in discussione oltre che l’autonomia, anche il funzionamento stesso dell’Università nel suo complesso, come tempestivamente segnalato dalla CRUI in una mozione approvata all’unanimità.
Come operatori dell’Università esprimiamo la nostra seria preoccupazione per il futuro stesso dell’Università, delle sue strutture, del personale, degli studenti. Non possiamo nascondere all’opinione pubblica le imprevedibili, gravissime conseguenze che tale norma comporterà per il paese in termini di competitività internazionale, qualità della formazione, produttività scientifica, reclutamento di nuovi docenti e ricercatori e motivazione del personale già in servizio, docente e non docente.
Siamo fermamente convinti che non già i tagli indiscriminati all’Università e alla Ricerca, ma un nuovo processo di valutazione delle strutture e dei docenti-ricercatori che sia oggettivo, omologabile a quanto già avviene in altri paesi industrialmente avanzati e che premi il merito e la competitività, possa non solo innescare un meccanismo virtuoso di razionalizzazione nell’uso delle risorse, eliminando gli sprechi e favorendo il rinnovamento nell’Università, ma anche e soprattutto contribuire efficacemente al miglioramento complessivo del sistema-paese e del suo ruolo e visibilità in ambito internazionale.