- Fonti rinnovabili: i finanziamenti del Recovery Fund vanno utilizzati per realizzare impianti eolici offshore e onshore, investire nel fotovoltaico, favorire le comunità energetiche e l’autoproduzione da fonti rinnovabili. Bisogna eliminare i 18 miliardi annui di sussidi ambientalmente dannosi e approvare una carbon tax i cui proventi vengano utilizzati in ottica redistributiva. L’obiettivo dev’essere arrivare a 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030.
- Consumi energetici: ridurre del 50% i consumi energetici del patrimonio edilizio pubblico e privato. Accelerare gli interventi di efficienza energetica su scuole, ospedali, uffici pubblici, edilizia sociale; semplificazione amministrativa degli interventi di riqualificazione energetica e sostituzione di edifici con prestazioni di Classe A.
- Mobilità sostenibile: finanziare l’elettrificazione delle linee ferroviarie per il trasporto di merci e persone; rilanciare le infrastrutture di mobilità sostenibile (trasporto pubblico, sharing, colonnine di ricarica) nelle aree urbane. Entro il 2030 ecco le grandi opere che proponiamo: 200 km di metropolitane, 250 km di servizi tramviari metropolitani, 5.000 km di percorsi ciclabili e nessuna infrastruttura stradale che sia in competizione con queste per il trasporto di merci e persone.
- Riconversione industriale: investire nei settori industriali strategici della decarbonizzazione con priorità ad automotive elettrico per la mobilità pubblica, batterie, idrogeno verde, elettrificazione e digitalizzazione dei porti e del trasporto pubblico locale.
- Adattamento al clima dei territori: finanziare piani e interventi di adattamento climatico nei territori idrogeologicamente vulnerabili. Rafforzare le attività di monitoraggio degli impatti sanitari dei cambiamenti climatici. Concludere il piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico.
- Diamo sostegno alla ricerca pubblica e privata per nuovi prodotti e produzioni bio circolari, destinando posti di lavoro riservati e garantendo il sostegno alla specializzazione dei giovani. Parallelamente, dobbiamo ridurre i ritardi e i divari digitali che ostacolano l’affermazione di attività economiche e comportamenti sostenibili.
- Rafforzare il modello agroecologico: incentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali (filiera corta) e il biologico e qualifichi l’agricoltura integrata, promuovendo inoltre stili alimentari a base vegetale. Bisogna invece disincentivare l’importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L’Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Politica Agricola Comune europea.
domenica 15 gennaio 2023
La società sostenibile: il futuro della vita sulla terra
martedì 12 ottobre 2021
Oltre la confluenza ?
In questa epoca (nebulosa o buia) di revisioni "epistemologiche", gli errori e orrori del passato si ripresentano -- oggi! -- come fantasmi o fantocci, come nostalgie o capri espiatori. Le guerre ritornano e ci offendono. La politica chiama alla lotta per rovesciare o accelerare il corso della storia. L'appello a influenzare è nuovamente ben scandito.
In tutte queste revisioni o lacerazioni delle ragionevoli prospettive fondate su ragionamenti ipotetici (elucubrazioni?), il dubbio, anche solo estetico, la stasi, la confluenza non è concepibile, praticabile: bisogna tornare indietro o andare avanti tutta. Nessuna confluenza tra opposti ?
Nuove immagini ci proiettano, da un lato, nel ritorno alla "natura originaria" come unica soluzione ai mali dell'uomo o per rimediare ai suoi danni, d'altro lato, ci dipingono padri illustri dell'umanità che ambisce al superamento della "natura originaria". L'emergenza del mondo degli automi, nostri figli, non ci assolve.
I nuovi eventi non sono, in effetti, vecchie cartoline: sono nuove, dolorose, profonde offese. Non è possibile guardare fluire, indifferenti alle distorsioni, ai disastri, restare silenziosi o utilizzare parole allegoriche, che suonano utopiche o distopiche, inutili. Nessuna pace che non sia transitoria appare ragionevole, nessun orrore del passato appare lontano.
Non vi sarebbero però nubi alla confluenza pacifica degli opposti. Prosegue lenta nel suo corso, lecito o illecito, imprevedibile, ogni pratica che avviene tramite questo confluire. Nessun principio autoritario la sostiene o la potrà indirizzare. Confluenza non interamente libera ma pacifica, che si rinnova insinuandosi in qualunque forma, vaso, sonetto o sonata.
lunedì 2 novembre 2020
Il virus che ci fa vergognare!
Nonostante la seconda ondata fosse facilmente prevedibile chi ne ha veramente tenuto conto!? Certamente non si può pretendere di prevedere esattamente quando sarebbe accaduto ma tutti sapevamo che sarebbe stato in autunno. Siamo stati all'avanguardia nella battaglia contro il virus e sapevamo esattamente cosa dovevamo fare! Tutto quanto necessario era già affermato e ampiamente dibattuto. Chi poteva fare e cosa ?
I nostri politici sono nella maggioranza mediatori - che spesso obbediscono a poteri occulti e corruttivi - e che hanno timori e tremori elettorali : con questi presupposti non possono che praticare quella forma di diplomazia che conduce all'inettitudine. In una democrazia malata non si può proprio concepire una cura sociale o sanitaria che sia. Una volontaria cecità, opportunistica, progressiva e cancerogena, si propaga inesorabile nelle stanze del potere.
I nostri medici, nella commistione tra multinazionali del farmaco, la libera professione e la politica, sono anch'essi mediatori, spesso solamente in grado di applicare protocolli, e con una cultura scientifica modesta : basta pensare che a medicina non c'è alcun esame di matematica! tranne che nei prerequisiti per gli esami di fisica, statistica e chimica, per i quali sarebbe richiesta una base matematica, se venissero fatti a livello discreto, ma sono in realtà estremamente semplici e per questo le vere e proprie conoscenze di matematica richieste sono nulle o risibili. Non sorprende che una tale mancanza di familiarità con il ragionamento impedisca ai nostri luminari di prendere sul serio i dati statistici che per la seconda volta adesso sono ben chiari oltre che prevedibili.
I nostri scienziati a fine ottobre sono quindi dovuti nuovamente intervenire, vedere Appello di 100 scienziati, per far presente che in quest'ultimo mese il numero dei casi sta raddoppiando ogni settimana e adesso il numero dei decessi sta seguendo quello dei casi ovvero che il numero delle morti ha cominciato a raddoppiare. Tutto per altro già previsto in quanto la diffusione ha andamento esponenziale! I nostri medici, non solo i nostri politici, sono ciechi o non sanno proprio di cosa si parla!?
Per quanto ci riguarda, per noi gente comune, dalla prima ondata alla seconda non sono neanche state elargite linee guida o protocolli per consentire di curarci a casa, con l'ausilio dei nostri medici di base. Abbiamo dovuto darci da fare noi, farci medici di noi stessi, e grazie a qualche apprezzabile iniziativa personale, come l'altro appello Cortisone contro Covid che risale a luglio, far circolare una cura, un protocollo anti Covid che adesso gira su WhatsApp! Dalla commistione tra politica e medicina, dalle nomine politiche dei medici alle gestioni clientelari della sanità pubblica, son state innescati meccanismi degenerativi che già hanno esito visibilmente funesto su di noi.
In conclusione, dopo una ormai inevitabile selezione della specie umana in opera tramite la pandemia, con amarezza, potremo, forse, immaginare di gestire la prossima pandemia con una nuova medicina intelligente, nella quale il medico curante, come lo specialista e il chirurgo, sarà sostituito da un cyborg del Novacene, l'età dell'iperintelligenza nella quale stiamo facendo il nostro ingresso. Nel constatare il fallimento dell'intelligenza umana, ben evidente nella gestione dei cambiamenti climatici come in quella delle pandemie, forse, potremo consolarci con l'idea che un automa, certamente più intelligente di un politico o un medico, avrebbe fatto la cosa giusta. Gli scienziati, intanto, rimarranno inascoltati. Forse, un cyborg, sarebbe stato più compassionevole e ci avrebbe lasciato, almeno, morire in pace. Chissà!?
venerdì 13 marzo 2020
Lockdown
Se pensavate che il semplice articolo di Paolo Giordano Coronavirus, la matematica del contagio che ci aiuta a ragionare in mezzo al caos del 25 Febbraio potesse essere d'aiuto a prendere decisioni drastiche subito vi sbagliavate. Ci son volute ancora settimane prima che i nostri governanti e i medici capissero bene che una semplice equazione a volte bisogna saperla leggere!
Se - matematicamente analfabeti - non siete ancora convinti che l'andamento esponenziale della diffusione del coronavirus non può essere rallentato se non con un totale blocco coordinato della circolazione delle persone allora vi invito a leggere l'analisi dei dati condotta nel frattempo dal biomatematico Giuseppe Gaeta Data Analysis for the COVID-19 early dynamics in Northern Italy. The effect of first restrictive measures che lo dimostra oltre ogni ragionevole dubbio (leggete solo le conclusioni e fidatevi dei modelli matematici anche quando sono sfavorevoli alle vostre aspirazioni).
Insomma, bastava imparare dalla Cina e, adesso, dall'Italia! Quindi, tutti noi scienziati, siamo ancora e sempre costretti a lanciare un appello ai governanti: adottate subito le uniche misure plausibili per rallentare la diffusione del coronavirus a livello globale.
martedì 26 marzo 2019
Statistiche o pallottole ?
Per una questione di coscienza - anche in veste di matematico - sono quindi nuovamente costretto a ribadire che i processi di automazione possono essere Armi di distruzione matematica, statistiche e algoritmi possono essere le loro pallottole. L'idea apologetica minimale, in difesa della cultura, in generale, e di una valutazione matura delle Università, in particolare - già espressa in Università! Quale libertà? - è che le "Università non siano solamente istituzioni nelle quali la trasmissione dei saperi si esaurisce in campi definiti, ma che siano anche un luogo d'elezione per tutte quelle pratiche che liberano il pensiero dai vincoli del `sapere controllato'. E quindi siano nuovamente rivoluzionarie e progressiste, abdicando o astenendosi dal praticare, al loro interno, quel `potere coscienzioso' inquisitorio proprio del panoptismo."
venerdì 21 dicembre 2018
L'ignoranza al governo
Se dopo aver pazientemente insistito - quasi tutti e in tutti i modi - con esempi, spiegazioni dettagliate, previsioni imparziali, indicatori e argomenti ben noti per fargli capire le basi dell'economia non avessero ancora capito come lo chiamereste ? Il governo del cambiamento è l'ignoranza al governo ! L'ignoranza al governo non produrrà nessun cambiamento se non un momentaneo tamponamento nella crescente disaffezione dei suoi elettori, un pizzico di assistenzialismo degno solo della nostra più vecchia repubblica statalista, con la sua conseguente stagnazione, e infine, recessione.
Senza sviluppo si cade in recessione, soprattutto oggi che siamo sul filo di un rasoio di eventi economici non avversi, con opportunità scientifiche e culturali che i nostri vicini europei sono pronti a cogliere al volo. Senza ricerca, oggi, si cade in recessione e non ci saranno pensioni e neanche reddito di cittadinanza da discutere. Senza Europa saremo tutti più poveri, economicamente, solo un ignorante non lo riconosce, ma anche culturalmente.
Senza Europa, senza ricerca, ci possiamo solo chiudere in casa (se non avevamo un mutuo in euro), sognando di poter dar lezioni a tutti (come ai tempi dell'asse e delle potenze d'acciaio), con l'arroganza ben nota dell'italiano medio (ora vip di Instagram), del ducetto di turno contornato dagli amici alla sbarra (etimologia con doppio senso di "bar'') che con un bel sorriso diminuisce drasticamente la nostra attrattiva sui giovani, i nostri cervelli in fuga, quelli non ignoranti appunto, che sono spesso ricercatori sparsi in Europa e nel mondo.
venerdì 29 giugno 2018
Rettori e Direttori
A futura memoria, dal punto di vista del Direttore di un Dipartimento, vorrei condividere con tutti voi una mia personale valutazione sulla campagna elettorale per l’elezione del nuovo Rettore appena conclusa nel mio Ateneo e l'esito di questa.
Durante la campagna elettorale, in veste di Direttore di Dipartimento, ho cercato di assumere una posizione neutrale, contro nessuno e neanche promuovendo nessuno in Dipartimento ma, semmai, eventualmente, facendomi carico di aggiornare i Colleghi e il Personale, mantenendo i contatti con tutti i candidati, posizione che altri Direttori non hanno affatto condiviso, a partire dalla raccolta delle firme. In un Ateneo “ideale” oso immaginare che le cariche istituzionali per eccellenza, quali sono i Rettori e i Direttori di Dipartimento, proprio loro, i Direttori in primis, siano garanti della trasparenza, siano equanimi e sappiano davvero essere i Direttori di tutti, sappiano confrontarsi con le diverse componenti del Dipartimento con il senso di responsabilità e l’equilibrio che s’impone a chi riveste una carica così autorevole e rappresentativa.
Quest'ultimo augurio citato in corsivo ma riferito al nuovo Rettore, compare, abbastanza paradossalmente, in una presunta lettera, abbozzata e poi subito abortita, lettera che avrebbe avuto come mittenti noi Direttori, indirizzata all’Ateneo, in merito alla campagna dell'ultimissima ora; ma tale lettera avrebbe dovuto essere il presupposto da cui partire e non una conclusione, se avessimo veramente e giustamente voluto cogliere l’occasione per fare un passo verso l’Ateneo “ideale”. Il nostro Ateneo non è ideale ma possiamo sforzarci (e molto) per renderlo migliore! Come? Istituendo dei contesti di vero confronto e dei meccanismi di garanzia, soprattutto in campagna elettorale. Ad esempio, regolamentando meglio le raccolte di firme, in modo da non concedere la possibilità a nessuno di mettere sotto scacco nessuno. Certamente, il ruolo costitutivo dei Direttori e dei Dipartimenti deve essere ancora pienamente riconosciuto in questo Ateneo: bisogna che i Direttori non possano venir concepiti come strumenti di governo da parte del Rettore e i Dipartimenti siano maggiormente autonomi ma pure responsabili delle loro scelte.
Dunque, il mio auspicio è che il prossimo Rettore sappia davvero essere il Rettore di tutti, anche dei suoi avversari, che sia autorevole ma anche responsabile e super partes, e, infine, che possa rappresentare l'Ateneo con indipendenza, anche da quelle fazioni elettive che potrebbero presumere di condizionarlo nelle sue scelte. L’augurio per il nostro nuovo Rettore, il Prorettore Vicario e i suoi stretti collaboratori è che siano fortemente coesi sulle ineludibili linee fondamentali di quel suo programma che necessariamente parte, a mio avviso, dal rinnovamento del rapporto tra Rettore e Direttori.