domenica 15 gennaio 2023

La società sostenibile: il futuro della vita sulla terra


I politici non ascoltano gli scienziati perché sono elettoralmente irrilevanti. Sono invece molto utili i soldi  dei finanziatori - dei sostenitori interessati di varia provenienza: imprenditori, mafiosi, stati esteri, etc. - i soldi di coloro che hanno interessi in gioco, interessi che devono essere difesi. In alcuni esemplari casi si difendono direttamente gli interessati. Questo sistema politico funziona perfettamente con l'ausilio di un corrispondente sistema dell'informazione. Tutte cose che sappiamo benissimo e, forse, tolleriamo, a volte, ma: il tempo per la tolleranza si è esaurito! Non c'è più tempo a disposizione, bisogna: affrontare seriamente cambiamenti climatici e pandemie, convertire interamente il consumo delle risorse in una economia energetica sostenibile per minimizzare l'impatto delle conseguenti straordinarie problematiche e ingiustizie che avranno origine dall'instabilità del pianeta terra. Bisogna agire adesso e fare una vera rivoluzione per intraprendere la costituzione della società sostenibile. Gli scienziati non possono più restare imparziali, devono prendere parte all'agone politico in prima persona, partecipare ai processi decisionali. 

Alcuni tra i giovani finalmente ascoltano gli scienziati. La campagna Ritorno al Futuro che il movimento Fridays for Future in Italia propone è costituita da sette punti chiave dichiarati "imprescindibili e senza i quali nessun Next Generation EU potrà definirsi davvero tale", come giustamente viene affermato dai promotori:
  1.  Fonti rinnovabili: i finanziamenti del Recovery Fund vanno utilizzati per realizzare impianti eolici offshore e onshore, investire nel fotovoltaico, favorire le comunità energetiche e l’autoproduzione da fonti rinnovabili. Bisogna eliminare i 18 miliardi annui di sussidi ambientalmente dannosi e approvare una carbon tax i cui proventi vengano utilizzati in ottica redistributiva. L’obiettivo dev’essere arrivare a 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030. 
  2. Consumi energetici: ridurre del 50% i consumi energetici del patrimonio edilizio pubblico e privato. Accelerare gli interventi di efficienza energetica su scuole, ospedali, uffici pubblici, edilizia sociale; semplificazione amministrativa degli interventi di riqualificazione energetica e sostituzione di edifici con prestazioni di Classe A. 
  3. Mobilità sostenibile: finanziare l’elettrificazione delle linee ferroviarie per il trasporto di merci e persone; rilanciare le infrastrutture di mobilità sostenibile (trasporto pubblico, sharing, colonnine di ricarica) nelle aree urbane. Entro il 2030 ecco le grandi opere che proponiamo: 200 km di metropolitane, 250 km di servizi tramviari metropolitani, 5.000 km di percorsi ciclabili e nessuna infrastruttura stradale che sia in competizione con queste per il trasporto di merci e persone. 
  4. Riconversione industriale: investire nei settori industriali strategici della decarbonizzazione con priorità ad automotive elettrico per la mobilità pubblica, batterie, idrogeno verde, elettrificazione e digitalizzazione dei porti e del trasporto pubblico locale. 
  5. Adattamento al clima dei territori: finanziare piani e interventi di adattamento climatico nei territori idrogeologicamente vulnerabili. Rafforzare le attività di monitoraggio degli impatti sanitari dei cambiamenti climatici. Concludere il piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. 
  6.  Diamo sostegno alla ricerca pubblica e privata per nuovi prodotti e produzioni bio circolari, destinando posti di lavoro riservati e garantendo il sostegno alla specializzazione dei giovani. Parallelamente, dobbiamo ridurre i ritardi e i divari digitali che ostacolano l’affermazione di attività economiche e comportamenti sostenibili. 
  7. Rafforzare il modello agroecologico: incentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali (filiera corta) e il biologico e qualifichi l’agricoltura integrata, promuovendo inoltre stili alimentari a base vegetale. Bisogna invece disincentivare l’importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L’Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Politica Agricola Comune europea.
Un nuovo rivoluzionario progetto politico sarebbe urgente e necessario: la campagna Ritorno al Futuro propone obiettivi semplici ma quasi irrealizzabili, a breve termine, nel contesto industriale governato dalla politica attuale. In assenza di una tale rivoluzione è in effetti ormai facilmente prevedibile cosa accadrà. Per raggiungere l'obiettivo di limitare a 1,5°C l'aumento della temperatura media è stato calcolato che le emissioni globali di carbonio dovranno essere ridotte del 45% entro il 2030! Nel mondo reale, questo potrebbe accadere solo mediante una vera rivoluzione economico-industriale che coinvolge le abitudini di tutti. Sicuramente, il nostro modello sociale che favorisce un consumismo dissoluto è destinato a fare molte vittime in breve tempo. Vittime di conflitti sociali che si aggiungeranno a quelle di migrazioni, pandemie e guerre!!

Come ha recentemente indicato Bill McGuire nell'ultimo libro Hothouse Earth (Icon Books, 2022) "siamo sulla buona strada per un aumento delle emissioni vicino al 14% entro il 2030, che quasi certamente ci vedrà infrangere il limite di 1,5°C in meno di un decennio". Il palese prevedibile fallimento dell'attuale sistema politico nella goffa gestione politica dei cambiamenti climatici, come in quella delle pandemie, potrebbe, paradossalmente, creare i presupposti per una società sostenibile. Siccome, d'altra parte, in un contesto di carenza di risorse ci troveremo a veder riapparire forti contrasti tra fazioni o nazioni, ci troveremo innanzitutto a dover scongiurare nuove guerre.

"Questa è una chiamata alle armi", dice McGuire, nel senso che oltre all'ormai inevitabile mondo afflitto da intenso caldo estivo e siccità estrema, raccolti esigui minacciati da inondazioni devastanti, calotte glaciali che si sciolgono rapidamente e livelli del mare in aumento bisogna fare al più presto questa rivoluzione per evitare che la situazione politica globale, basata su fragili equilibri socio-economici, degeneri ulteriormente, giustificando la necessità di una guerra diffusa. Il sistema politico attuale persegue la miope politica industriale che giustifica la necessità degli armamenti e questo, risulta, oltre che immorale, insostenibile. Questa politica ci porterà a star tutti ancora peggio, se non all'estinzione. Al contrario, possiamo veramente globalizzare la solidarietà, abolendo la guerra, azzerando globalmente gli armamenti. A questo punto non abbiamo altra scelta. Gli scienziati e gli intellettuali, che son rimasti inascoltati fino ad ora, devono adesso alzare maggiormente la voce: per scongiurare un totale annientamento dell'essere umano, prima, nel senso dell'ideale umano, solidale e cooperativo, poi, in senso letterale, del genere umano.

Il modello sociale solidale e cooperativo è conveniente, a lungo termine, come ha dimostrato la teoria dei giochi.

martedì 12 ottobre 2021

Oltre la confluenza ?

In questa epoca (nebulosa o buia) di revisioni "epistemologiche", gli errori e orrori del passato si ripresentano -- oggi! -- come fantasmi o fantocci, come nostalgie o capri espiatori. Le guerre ritornano e ci offendono. La politica chiama alla lotta per rovesciare o accelerare il corso della storia. L'appello a influenzare è nuovamente ben scandito.

In tutte queste revisioni o lacerazioni delle ragionevoli prospettive fondate su ragionamenti ipotetici (elucubrazioni?), il dubbio, anche solo estetico, la stasi, la confluenza non è concepibile, praticabile: bisogna tornare indietro o andare avanti tutta. Nessuna confluenza tra opposti ?

Nuove immagini ci proiettano, da un lato, nel ritorno alla "natura originaria" come unica soluzione ai mali dell'uomo o per rimediare ai suoi danni, d'altro lato, ci dipingono padri illustri dell'umanità che ambisce al superamento della "natura originaria". L'emergenza del mondo degli automi, nostri figli, non ci assolve. 

I nuovi eventi non sono, in effetti, vecchie cartoline: sono nuove, dolorose, profonde offese. Non è possibile guardare fluire, indifferenti alle distorsioni, ai disastri, restare silenziosi o utilizzare parole allegoriche, che suonano utopiche o distopiche, inutili. Nessuna pace che non sia transitoria appare ragionevole, nessun orrore del passato appare lontano.

Non vi sarebbero però nubi alla confluenza pacifica degli opposti. Prosegue lenta nel suo corso, lecito o illecito, imprevedibile, ogni pratica che avviene tramite questo confluire. Nessun principio autoritario la sostiene o la potrà indirizzare. Confluenza non interamente libera ma pacifica, che si rinnova insinuandosi in qualunque forma, vaso, sonetto o sonata.  

lunedì 2 novembre 2020

Il virus che ci fa vergognare!

Nonostante la seconda ondata fosse facilmente prevedibile chi ne ha veramente tenuto conto!? Certamente non si può pretendere di prevedere esattamente quando sarebbe accaduto ma tutti sapevamo che sarebbe stato in autunno. Siamo stati all'avanguardia nella battaglia contro il virus e sapevamo esattamente cosa dovevamo fare! Tutto quanto necessario era già affermato e ampiamente dibattuto. Chi poteva fare e cosa ?

I nostri politici sono nella maggioranza mediatori - che spesso obbediscono a poteri occulti e corruttivi - e che hanno timori e tremori elettorali : con questi presupposti non possono che praticare quella forma di diplomazia che conduce all'inettitudine. In una democrazia malata non si può proprio concepire una cura sociale o sanitaria che sia. Una volontaria cecità, opportunistica, progressiva e cancerogena, si propaga inesorabile nelle stanze del potere.

I nostri medici, nella commistione tra multinazionali del farmaco, la libera professione e la politica, sono anch'essi mediatori, spesso solamente in grado di applicare protocolli, e con una cultura scientifica modesta : basta pensare che a medicina non c'è alcun esame di matematica! tranne che nei prerequisiti per gli esami di fisica, statistica e chimica, per i quali sarebbe richiesta una base matematica, se venissero fatti a livello discreto, ma sono in realtà estremamente semplici e per questo le vere e proprie conoscenze di matematica richieste sono nulle o risibili. Non sorprende che una tale mancanza di familiarità con il ragionamento impedisca ai nostri luminari di prendere sul serio i dati statistici che per la seconda volta adesso sono ben chiari oltre che prevedibili.

I nostri scienziati a fine ottobre sono quindi dovuti nuovamente intervenire, vedere Appello di 100 scienziati, per far presente che in quest'ultimo mese il numero dei casi sta raddoppiando ogni settimana e adesso il numero dei decessi sta seguendo quello dei casi ovvero che il numero delle morti ha cominciato a raddoppiare. Tutto per altro già previsto in quanto la diffusione ha andamento esponenziale! I nostri medici, non solo i nostri politici, sono ciechi o non sanno proprio di cosa si parla!?

Per quanto ci riguarda, per noi gente comune, dalla prima ondata alla seconda non sono neanche state elargite linee guida o protocolli per consentire di curarci a casa, con l'ausilio dei nostri medici di base. Abbiamo dovuto darci da fare noi, farci medici di noi stessi, e grazie a qualche apprezzabile iniziativa personale, come l'altro appello Cortisone contro Covid che risale a luglio, far circolare una cura, un protocollo anti Covid che adesso gira su WhatsApp! Dalla commistione tra politica e medicina, dalle nomine politiche dei medici alle gestioni clientelari della sanità pubblica, son state innescati meccanismi degenerativi che già hanno esito visibilmente funesto su di noi. 

In conclusione, dopo una ormai inevitabile selezione della specie umana in opera tramite la pandemia, con amarezza, potremo, forse, immaginare di gestire la prossima pandemia con una nuova medicina intelligente, nella quale il medico curante, come lo specialista e il chirurgo, sarà sostituito da un cyborg del Novacene, l'età dell'iperintelligenza nella quale stiamo facendo il nostro ingresso. Nel constatare il fallimento dell'intelligenza umana, ben evidente nella gestione dei cambiamenti climatici come in quella delle pandemie, forse, potremo consolarci con l'idea che un automa, certamente più intelligente di un politico o un medico, avrebbe fatto la cosa giusta. Gli scienziati, intanto, rimarranno inascoltati. Forse, un cyborg, sarebbe stato più compassionevole e ci avrebbe lasciato, almeno, morire in pace. Chissà!?


venerdì 13 marzo 2020

Lockdown


Se pensavate che il semplice articolo di Paolo Giordano Coronavirus, la matematica del contagio che ci aiuta a ragionare in mezzo al caos del 25 Febbraio potesse essere d'aiuto a prendere decisioni drastiche subito vi sbagliavate. Ci son volute ancora settimane prima che i nostri governanti e i medici capissero bene che una semplice equazione a volte bisogna saperla leggere!

Se - matematicamente analfabeti - non siete ancora convinti che l'andamento esponenziale della diffusione del coronavirus non può essere rallentato se non con un totale blocco coordinato della circolazione delle persone allora vi invito a leggere l'analisi dei dati condotta nel frattempo dal biomatematico Giuseppe Gaeta  Data Analysis for the COVID-19 early dynamics in Northern Italy. The effect of first restrictive measures che lo dimostra oltre ogni ragionevole dubbio (leggete solo le conclusioni e fidatevi dei modelli matematici anche quando sono sfavorevoli alle vostre aspirazioni).

Insomma, bastava imparare dalla Cina e, adesso, dall'Italia! Quindi, tutti noi scienziati, siamo ancora e sempre costretti a lanciare un appello ai governanti: adottate subito le uniche misure plausibili per rallentare la diffusione del coronavirus a livello globale.

martedì 26 marzo 2019

Statistiche o pallottole ?


L'intervento del Rettore Elio Franzini sul Corsera di oggi, 26 Marzo 2019 mi sembra quanto mai opportuno e in particolare condivido pienamente l'affermazione : "gli elementi di statistica, i numeri, pur importanti, non devono avere prevalenza assoluta, risultando invece solo un momento in un sistema di riferimenti più ampio e complesso, che non può mai cedere ad una razionalità unilaterale, comprendendo invece che nessuna verità singola può essere assolutizzata se si vuole avere una visione matura della scienza e dei suoi metodi." 

In effetti, il condivisibile tema generale trattato dal filosofo Franzini, che ribadisce quanto sia - anche per l'homo technologicus - ineluttabile il problema del libero arbitrio e della scelta razionale e quindi del sapere critico e quindi della cultura, nello specifico passaggio sopra citato, pronunciato nella sua veste di Rettore, sembra anche alludere o rispondere ad alcune voci ministeriali sulla valutazione della docenza che stanno circolando in questi giorni. Sembra ancor più rilevante e pertinente, quando lo si riferisce proprio alle novità prospettate in merito al mondo della Scuola e dell'Università ovvero al sogno ministeriale dell'automazione, al proposito di portare a "maturazione" quel disegno di automazione delle valutazioni nel mondo scolastico e universitario avviato da tempo e solo in parte "maturato".

Infatti, se "fondere Anvur con l’Invalsi" sembra un nuovo logico passaggio nell'assimilare o semplificare la docenza, nella definizione del docente-automa, ecco il vero gioiello per la sua valutazione: "il docente inserisce tutte le informazioni sulla sua attività e le sue pubblicazioni, quindi riceve via mail un punteggio sul proprio lavoro sia in termini qualitativi sia quantitativi" parole del  Viceministro, professore di economia politica, Lorenzo Fioramonti (potete leggere l'intervista su ilmessaggero.it del 18 Marzo 2019). Infine "il sistema darà automaticamente l’abilitazione in base al tipo di insegnamento fatto, alle borse di studio ottenute e alle pubblicazioni fatte". Questa è una valutazione "matura" per il ministero anche se non è affatto matura

A tal proposito, penso che a nulla siano serviti secoli di storia, penso che i metodi ministeriali adottati, come già prospettato ancor prima dell'attuale illuminazione ministeriale, siano del tutto paragonabili a quelli inquisitori o persecutori, quindi, prevedo che sarà del tutto irrilevante l'impatto di edificanti articoli o appelli come il premonitore No alla robotizzazione dell'Università e della Ricerca oppure interventi di scienziati illustri, uomini di cultura e/o Rettori filosofi sul sistema di valutazione della Scuola e dell'Università : una nuova inquisizione o persecuzione è in atto, un preciso e trasversale disegno politico per dirimere il sapere critico e tutte le controversie, anche se scientifiche, così tipicamente caratteristiche degli intellettuali. 

In tale sistema di valutazione mi sembra possibile ravvedere l'idea ispiratrice che è "scintilla di subordinazione, di ciò che è particolare ed inferiore a ciò che è universale ed immortale, e rispetto della legge e disciplina" dell'algoritmo e delle statistiche, ad esempio; in tale contesto è anche prevista libertà "ma libertà da conquistare attraverso la legge" statistica, libertà "che si instaura con la rinuncia a tutto ciò che è piccolo arbitrio e velleità irragionevole e dissipatrice" parafrasando il Manifesto degli intellettuali fascisti di G. Gentile. Non importa se "la filosofia può insegnare che il problema di scegliere e operare in modo corretto non ha una soluzione definitiva e universalmente valida" come afferma E. Franzini.

Per una questione di coscienza - anche in veste di matematico - sono quindi nuovamente costretto a ribadire che i processi di automazione possono essere Armi di distruzione matematica, statistiche e algoritmi possono essere le loro pallottole. L'idea apologetica minimale, in difesa della cultura, in generale, e di una valutazione matura delle Università, in particolare - già espressa in Università! Quale libertà? - è che le "Università non siano solamente istituzioni nelle quali la trasmissione dei saperi si esaurisce in campi definiti, ma che siano anche un luogo d'elezione per tutte quelle pratiche che liberano il pensiero dai vincoli del `sapere controllato'. E quindi siano nuovamente rivoluzionarie e progressiste, abdicando o astenendosi dal praticare, al  loro interno, quel `potere coscienzioso' inquisitorio proprio del panoptismo."




venerdì 21 dicembre 2018

L'ignoranza al governo


Se dopo aver pazientemente insistito - quasi tutti e in tutti i modi - con esempi, spiegazioni dettagliate, previsioni imparziali, indicatori e argomenti ben noti per fargli capire le basi dell'economia non avessero ancora capito come lo chiamereste ? Il governo del cambiamento è l'ignoranza al governo ! L'ignoranza al governo non produrrà nessun cambiamento se non un momentaneo tamponamento nella crescente disaffezione dei suoi elettori, un pizzico di assistenzialismo degno solo della nostra più vecchia repubblica statalista, con la sua conseguente stagnazione, e infine, recessione.

Senza sviluppo si cade in recessione, soprattutto oggi che siamo sul filo di un rasoio di eventi economici non avversi, con opportunità scientifiche e culturali che i nostri vicini europei sono pronti a cogliere al volo. Senza ricerca, oggi, si cade in recessione e non ci saranno pensioni e neanche reddito di cittadinanza da discutere. Senza Europa saremo tutti più poveri, economicamente, solo un ignorante non lo riconosce, ma anche culturalmente.

Senza Europa, senza ricerca, ci possiamo solo chiudere in casa (se non avevamo un mutuo in euro), sognando di poter dar lezioni a tutti (come ai tempi dell'asse e delle potenze d'acciaio), con l'arroganza ben nota dell'italiano medio (ora vip di Instagram), del ducetto di turno contornato dagli amici alla sbarra (etimologia con doppio senso di "bar'') che con un bel sorriso diminuisce drasticamente la nostra attrattiva sui giovani, i nostri cervelli in fuga, quelli non ignoranti appunto, che sono spesso ricercatori sparsi in Europa e nel mondo.




venerdì 29 giugno 2018

Rettori e Direttori


A futura memoria, dal punto di vista del Direttore di un Dipartimento, vorrei condividere con tutti voi una mia personale valutazione sulla campagna elettorale per l’elezione del nuovo Rettore appena conclusa nel mio Ateneo e l'esito di questa.

Durante la campagna elettorale, in veste di Direttore di Dipartimento, ho cercato di assumere una posizione neutrale, contro nessuno e neanche promuovendo nessuno in Dipartimento ma, semmai, eventualmente, facendomi carico di aggiornare i Colleghi e il Personale, mantenendo i contatti con tutti i candidati, posizione che altri Direttori non hanno affatto condiviso, a partire dalla raccolta delle firme. In un Ateneo “ideale” oso immaginare che le cariche istituzionali per eccellenza, quali sono i Rettori e i Direttori di Dipartimento, proprio loro, i Direttori in primis, siano garanti della trasparenza, siano equanimi e sappiano davvero essere i Direttori di tutti, sappiano confrontarsi con le diverse componenti del Dipartimento con il senso di responsabilità e l’equilibrio che s’impone a chi riveste una carica così autorevole e rappresentativa.

Quest'ultimo augurio citato in corsivo ma riferito al nuovo Rettore, compare, abbastanza paradossalmente, in una presunta lettera, abbozzata e poi subito abortita, lettera che avrebbe avuto come mittenti noi Direttori, indirizzata all’Ateneo, in merito alla campagna dell'ultimissima ora; ma tale lettera avrebbe dovuto essere il presupposto da cui partire e non una conclusione, se avessimo veramente e giustamente voluto cogliere l’occasione per fare un passo verso l’Ateneo “ideale”. Il nostro Ateneo non è ideale ma possiamo sforzarci (e molto) per renderlo migliore! Come? Istituendo dei contesti di vero confronto e dei meccanismi di garanzia, soprattutto in campagna elettorale. Ad esempio, regolamentando meglio le raccolte di firme, in modo da non concedere la possibilità a nessuno di mettere sotto scacco nessuno. Certamente, il ruolo costitutivo dei Direttori e dei Dipartimenti deve essere ancora pienamente riconosciuto in questo Ateneo: bisogna che i Direttori non possano venir concepiti come strumenti di governo da parte del Rettore e i Dipartimenti siano maggiormente autonomi ma pure responsabili delle loro scelte.

Dunque, il mio auspicio è che il prossimo Rettore sappia davvero essere il Rettore di tutti, anche dei suoi avversari, che sia autorevole ma anche responsabile e super partes, e, infine, che possa rappresentare l'Ateneo con indipendenza, anche da quelle fazioni elettive che potrebbero presumere di condizionarlo nelle sue scelte. L’augurio per il nostro nuovo Rettore, il Prorettore Vicario e i suoi stretti collaboratori è che siano fortemente coesi sulle ineludibili linee fondamentali di quel suo programma che necessariamente parte, a mio avviso, dal rinnovamento del rapporto tra Rettore e Direttori.